IL CICLISMO TOSCANO PIANGE LA MORTE DI BRUNO MALUCCHI

IL CICLISMO TOSCANO PIANGE LA MORTE DI BRUNO MALUCCHI

Era da oltre 20 anni presidente della Mastromarco

bruno malucchiMASTROMARCO (PT).- Se n’è andato in silenzio senza nemmeno imprecare contro il male inesorabile che lo ha minato lentamente. Ma d’altra parte anche se ne avesse avuta la possibilità, Bruno Malucchi non l’avrebbe mai fatto. Noi che ci onoriamo di averlo conosciuto tanti anni fa (e quanti bei consigli ci ha dato), non lo abbiamo mai visto arrabbiato, oppure alzare la voce. Una persona mite, educata, un signore sotto tutti i punti di vista e sicuramente un vero galantuomo. Da più di vent’anni Bruno Malucchi che si è spento questa mattina presso la sua abitazione a Mastromarco di Lamporecchio, era il presidente della Mastromarco Sensi Benedetti Dover. Era il grande timoniere ed uno dei fondatori di una società la cui maglia è stata indossata da campioni come Vincenzo Nibali, Eros Capecchi, Damiano Caruso e da tanti altri in epoche precedenti. Quando Nibali ha indossato la maglia rosa al Giro e poi l’ha portata splendidamente fino al traguardo finale, ha trovato la forza di sorridere, in quella che sarebbe stata l’ultima grande gioia e soddisfazione della sua vita sportiva. Una figura di primaria importanza, al quale rivolgersi per trovare una risposta intelligente, pacata che veniva dalla sua passione, dedizione e competenza. Se n’é andato senza ostinarsi nemmeno di fronte alla morte con quel suo pacifismo sorridente che tendeva a sdrammatizzare tutto. Ha vinto ancora il destino beffardo, che si accanisce spesso sui migliori. Bruno Malucchi porta con se 50 anni di storia della Mastromarco vissuta con compostezza permeata più dal buonsenso dei saggi che dalle arditezze scientifiche degli aridi. Nella trasferta dei cieli, dove vincono i buoni, sarà Lui il numero uno. Alla moglie, ai figli, ai familiari e parenti, giungano le espressioni del più vivo cordoglio. I funerali di Bruno Malucchi domani martedì alle 16 partendo dalla sua abitazione a Mastromarco di Lamporecchio in provincia di Pistoia.

 ANTONIO MANNORI

Foto Omega/Scanferla Riccardo Mastromarco (PT) 15/02/2009 – Ciclismo 2009

LA MORTE DI RENZO SOLDANI “IL CONTE DI CIREGLIO”

LA MORTE DI RENZO SOLDANI “IL CONTE DI CIREGLIO”

VINSE IL GIRO DI LOMBARDIA DEL ‘50

1213802336SOLDANI Renzo - 3PRATO – NEGLI ultimi giorni dell’anno appena trascorso la scomparsa di Emilio Ciolli. In questi primissimi giorni del nuovo anno quella di Renzo Soldani classe 1925, nativo di Cireglio località della montagna pistoiese ma da molti anni residente a Prato. Fino a poco tempo fa Soldani usciva ancora in bici, ma negli ultimi tempi aveva rallentato questa sua immensa passione. E’ ricordato da tutti come un passista-veloce, professionista dal 1949 al 1955 con dodici vittorie nel suo curriculum. La prima maglia da ciclista quella dell’U.C. Pistoiese e da professionista la Legnano ma anche la Benotto, Doniselli Lansetina, Bottecchia e Welter. Da dilettante Soldani, soprannominato “Il Conte di Cireglio” fu una grande promessa, ma nella categoria superiore Renzo non riuscì ad avere la necessaria concentrazione e regolarità come spesso ci ricordava, per mantenere quei livelli di rendimento che gli consentirono comunque di realizzare qualche importante vittoria ed il successo più  prestigioso della sua carriera nel Giro di Lombardia del 1950 con uno sprint poderoso al Vigorelli davanti a Toni Bevilacqua e Fausto Coppi. E quello fu anche l’anno più bello da professionista in quanto Soldani s’impose nella Corsa dei Due Mari (Trieste-Sanremo a tappe), nel Giro dell’Umbria ed in quello dell’Appennino, nel Gran Premio Calzatura a Porto Civitanova nelle Marche, nelle tappe di Matera, Foggia e Barletta del Giro di Puglia. Della sua carriera è giusto ricordare il successo nel Giro del Piemonte del ’48 come indipendente, la Coppa Placci nel 1949, la Sassari-Cagliari nel ’51. In quel periodo Renzo Soldani ebbe la soddisfazione di essere nominato dalla Federazione Ciclistica Italiana, professionista di 1^ categoria assieme ad altri prestigiosi campioni come Coppi, Bartali (che riuscì in qualche occasione a battere) Magni, Bevilacqua, Leoni e Casola. La Firenze-Roma del ’51 fu la sua ultima affermazione, anche se Renzo Soldani proseguì per qualche stagione ancora la sua attività, ma non riuscì più ad uscire dall’anonimato, e poco più che trentenne cessò la propria attività. Oggi questa improvvisa scomparsa che rattrista tutti coloro che ebbero modo di apprezzarlo come atleta e come uomo, perché Renzo Soldani è stato davvero un signore ed amico di tutti.

I funerali si svolgeranno venerdì 4 gennaio alle ore 15  a Prato presso la sede della Misericordia.

 Antonio Mannori

E’ MORTO PAOLO TADDEI AMANTE DEL PEDALE

Ex corridore e già presidente della Pratese 1927

PRATO Pensava già al Giro d’Italia del quale era puntuale ospite, ma voleva essere presente in questo fine settimana, anche alle due gare professionisti in Toscana, domani a Larciano e domenica al Giro della Toscana, ed invece è arrivata l’improvvisa scomparsa, dopo che la salute negli ultimi tempi, lo aveva fatto tribolare. Ma Paolo, personaggio conosciuto e stimato nel ramo delle assicurazioni come in quello dello sport del pedale non voleva arrendersi. Nativo del quartiere di San Bartolo a Cintoia alla periferia di Firenze, era stato anche un ottimo corridore e proprio con la maglia dell’Itala, società fondata nel 1907 aveva vinto numerose gare nelle categorie giovanili. Spesso Paolo che si era trasferito da anni nel Pratese ed abitava a La Serra di Carmignano, ricordava i suoi trascorsi come atleta, il suo spunto veloce, la carriera onorata da vittorie e piazzamenti. Quando aveva cessato l’attività era rimasto nel ciclismo dove contava tanti amici che lo stimavano iniziando la sua presenza in qualità di ospite al Giro d’Italia come ai mondiali, presente a tutte le gare più importanti in Italia ad iniziare dalla “Sanremo” e dal “Lombardia”. Quattro anni fa fu chiamato alla guida della Ciclistica Pratese 1927. Paolo non seppe dire di no e subentrò ad Adriano Benigni in un momento particolare della società di via Garibaldi fino al 2010, quando al suo posto subentrò Mario Fabianelli. Paolo Taddei aveva 78 anni; i funeralidomani mattina alle 11 presso la chiesa dell’Ascensione in via Galcianese. Alla moglie, ai figli, a tutti i familiari le sentite condoglianze di tutto il movimento ciclistico.

ANTONIO MANNORI

Il Giglio d’Oro in lutto per la scomparsa di Vasco Baroni

Il Giglio d’Oro in lutto per la scomparsa di Vasco Baroni

L’ex ciclista diventato padre a 83 anni

LA MORTE DI VASCO BARONI – ERA UNO DEI NOSTRI

SCARPERIA.- La Commissione del Giglio D’Oro, anzi il premio stesso è in lutto.  E’ morto infatti a Scarperia dove era nato alla vigilia del Natale del 1928 e dopo una breve quanto inesorabile malattia, Vasco Baroni, popolare ex campione di ciclismo ai tempi di Coppi e Bartali, Bobet, Geminiani, Magni, Koblet, Kubler e grande amico di Gastone Nencini, mugellano come lui. Fu professionista dal 1952 al ’57 indossando le maglie della Welter Ursus, Ganna, Bianchi Pirelli, Lygie Torpado, Atala, Torpado Girardengo. Dilettante di valore, vincitore di varie gare, si levò la grande soddisfazione del successo anche nei professionisti aggiudicandosi, lui che si definiva un gregario, il circuito di Charleroi in Belgio nel 1955. Se ne è andata anche “La Quercia” come lo definiva, Saverio Carmagnini, uno dei suoi tanti amici con il quale spesso si ritrovava per compiere lunghe pedalate.

Proprio con Saverio e qualche altro amico quasi 40 anni or sono, istituì il premio Giglio D’Oro, della cui Commissione naturalmente faceva parte sino dalla prima edizione. Vasco Baroni al di la della notorietà in campo ciclistico, era salito alla ribalta dei mass media, pochi mesi fa, il 6 settembre 2011 quando era diventato padre alla bella età di 83 anni. Sua moglie Barbara che aveva conosciuto a Lione in Francia durante un convivio di ex ciclisti italiani e francesi che si teneva ogni anno, diede alla luce una splendida bambina, Tamara, che pesava 3 chili e 420 grammi. In quei giorni Vasco era un uomo felice, orgoglioso, pianse dalla gioia e dalla commozione; essere nuovamente papà, la considerava una straordinaria vittoria, come un successo insomma in un grande giro che nella sua carriera ha disputato ma senza la possibilità di vincerlo. Quei giorni con Vasco chino sul letto nel cambiare il pannolino a Tamara, oppure a coccolarsi tra le braccia quel meraviglioso “batufolo” come lo definiva lui, durarono troppo poco. L’ultima sua uscita “ufficiale” in bici con la quale ha percorso migliaia e migliaia di chilometri e che considerava una passione senza confini, fu il 18 settembre nella Gran Fondo Giglio D’Oro a Calenzano complimentato e festeggiato da tutti. Qualche giorno più tardi i primi sintomi della malattia, il ricovero in ospedale, la fibra pur forte e che sembrava indistruttibile, sempre più debole, il male cheavanzava inesorabile fino al sopraggiungere della morte. Aveva uno spirito, una grinta, una forza ed un carattere indomito, ma si emozionava facilmente, nel raccontare la sua storia, la sua carriera, le sue vicende umane, come la morte del fratello Mario, altro grande campione del pedale e quella della prima moglie dopo una lunga malattia.

Il non saperlo più fra noi, nella Commissione del Giglio D’Oro, è un pensiero terribile e difficile da accettare e vogliamo esprimere tutta la nostra vicinanza al figlio Marco, alla moglie Barbara, alla piccola Tamara, ai suoi cari.

ANTONIO MANNORI

Lutto: è scomparso Luciano Maggini

Lutto: è scomparso Luciano Maggini

AVEVA UNO SPRINT BRUCIANTE 

SEANO DI CARMIGNANO(P0) -Se ne è andato Luciano Maggini dopo quel malore che lo aveva colpito alcuni anni or sono e dal quale non si era più ripreso. E’ morto a Seano, il suo paese di nascita e di residenza. Era nato nella località ai piedi del Montyalbano, il 15 maggio del 1925 cinque anni dopo il fratello Sergio, altro ex ciclista, meno brillante di Luciano, ma anch’egli professionista per una decina di anni. Luciano Maggini ai massimi livelli aveva trascorso il periodo dal 1947 al ’57, conquistando 29 vittorie. “ Luciano – dice Alfredo Martini – era dotato di uno sprint bruciante e di grande intraprendenza agonistica, perché sapeva inserirsi nelle fughe, andare all’attacco per poi farsi valere in volata, specie in quelle meno affollate “. Maggini seppe ottenere un bel palmarès ed indossò anche la maglia azzurra, tanto che nel ’49 conquistò il 4° posto, primo degli italiani, nel mondiale di Valkenburg in Olanda, nel giorno del famoso bisticcio fra Coppi e Bartali. Il debutto nei professionisti con la Benotto vincendo il Gp di Nizza e due tappe al Giro d’Italia sui traguardi di Reggio Emilia e Casciana Terme. Per due anni indossò anche la maglia della Wilier Triestina imponendosi nel Giro di Campania ed in quello del Veneto, nella tappa di Parma del Giro d’Italia del ’48, e sempre nella corsa rosa vinse a Sanremo nel 1949, anno che Luciano ricordava sempre con piacere, in quanto aveva avuto anche la possibilità di vincere il primo dei suoi due Gran Premi Industria e Commercio a Prato sotto il diluvio, con strade allagate, decine di cadute, momenti di paura. A Prato sulla pista dell’ippodromo superò allo sprint Logli, Corrieri ed altri atleti tra i quali il fratello Sergio che giunse quinto. Nel 1950 passò alla Taurea, con altre due vittorie di tappa nella corsa rosa (a Brescia e Arezzo) e quella altrettanto prestigiosa nel Giro dell’Emilia. Nel ’51 Maggini indossò la maglia dell’Atala, vinse la tappa di Bologna al Giro, mentre nel 1952 eccolo ancora a segno a Prato nel “Gran Premio” dopo un’edizione con decine di forature, ed un fuga a 9 risolta da Luciano con una magistrale volata. Tra i successi anche la Milano-Torino nel ’53, mentre concluse la serie dei successi con il Giro del Veneto nel 1954. Un bel campione, dotato di una grinta notevole, che dava fastidio a tanti avversari. La salma di Luciano Maggini è esposta presso le cappelle della Misericordia di Poggio a Caiano; i funerali domani giovedì presso la chiesa di Seano alle ore 15. Alla famiglia le espressione del più vivo cordoglio da parte di tutto il movimento ciclistico nazionale.

ANTONIO MANNORI